Mentre noi cerchiamo di insegnare ai nostri figli tutto della loro vita, loro ci insegnano che cosa conta davvero nella vita.
Angela Schwindt
L’arrivo di un bambino è un evento complesso che va a modificare la costituzione della famiglia nella quale nasce. Dal momento della nascita il bambino e la sua famiglia saranno due realtà indivisibili, tra di loro, che si influenzeranno a vicenda.
Il nuovo nato modifica l’assetto della famiglia e la famiglia rivestirà un ruolo fondamentale nello sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Nel corso della sua vita il bambino dovrà acquisire e imparare ad utilizzare diversi strumenti cognitivi, emotivi e sociali per potersi inserire nella realtà complessa della vita. La famiglia gioca un ruolo fondamentale nel permettere al bambino di acquisire queste capacità.
Marcello Bernardi definisce la famiglia come il luogo affettivo originario[1] e sottolinea che ciò che rende una famiglia tale sia il legame affettivo ed emozionale tra coloro che ne fanno parte, a prescindere dai legami biologici. La famiglia è il luogo simbolico dove un bambino sente di essere amato e di esistere. Questo amore diventa il terreno fertile che permette al bambino di svilupparsi in modo sano dal punto di vista psicologico, morale e dell’apprendimento.
La famiglia è il primo nucleo relazionale che il bambino conosce e per questo motivo diventa un fattore di socializzazione importantissimo. Rapportandosi con genitori e fratelli il bambino impara a rapportarsi con gli adulti e il gruppo dei pari che conoscerà al di fuori della famiglia (i suoi insegnanti, i suoi compagni di classe e i partners quando il bambino sarà adulto). Attraverso la relazione con i genitori il bambino, infatti, sviluppa il proprio Sé e costruisce delle immagini mentali di come sono gli altri (utilizzando come modelli i genitori e i fratelli).
La relazione tra genitori e figli è estremamente complessa, tanto più che il genitore nella relazione con il figlio rivive la sua esperienza con i propri genitori (i nonni dei bambini), ricordando come si sentiva ad essere figlio. Le relazioni e le esperienze che i genitori hanno vissuto nella loro infanzia influiscono sul modo con cui vedono il proprio figlio e suoi progetti che fanno per lui. I genitori quindi rivestono un ruolo importantissimo nello sviluppo dell’autostima dei bambini e anche nel miglioramento delle capacità di apprendimento e di adattamento scolastico.
Milani[2] riporta i dati di una ricerca durata 30 anni, condotta da un team di ricercatori in Belgio, nella quale si evidenzia l’importanza della figura dei genitori nel permettere al bambino di avere fiducia nelle sue capacità di apprendimento e nel vivere meglio e con più sicurezza l’esperienza a scuola.
La famiglia riveste un ruolo di primaria importanza nello sviluppo della capacità di apprendimento dei bambini. Attraverso il dialogo, il gioco e il tempo trascorso insieme, i genitori stimolano i bambini e promuovono l’apprendimento del linguaggio, lo sviluppo della memoria e del pensiero.
In questi momenti di condivisione nel gioco e nello studio i genitori hanno l’occasione di accorgersi di eventuali difficoltà di apprendimento nei loro figli e di problematiche nell’apprendimento del calcolo, della lettura e della scrittura.
È questo il caso dei bambini con DSA. In queste circostanze il ruolo dei genitori diventa importantissimo, perché sono loro che si attivano affinché il piccolo abbia una diagnosi che gli permetta di fare in modo che la scuola tuteli il suo diritto di essere aiutato con una didattica opportuna. E’ importante che i genitori possano rivolgersi a centri specializzati per ricevere informazioni e consigli per aiutare al meglio i proprio bambini.
Con le dritte giuste e la loro sensibilità i genitori imparano a muoversi insieme ai loro figli verso il percorso di apprendimento a loro più consono. Genitori sensibili e attenti hanno le capacità di non far sentire in colpa il bambino per le sue difficoltà e non farlo sentire sbagliato o diverso, rispetto ai suoi coetanei.
[1] Marcello Bernardi, Gli imperfetti genitori, in Biblioteca della mente, Corriere della sera, Milano, 2011
[2] Milani, P. (2009) La famiglia come primo contesto educativo: limiti e possibilità di fronte a un compito irrinunciabile, Cred Og 29 (4/2009), 172, 32-42